Rimani aggiornato sulle novità del nostro network, i nostri eventi e molto altro!
Prosegue con il quarto appuntamento la serie di webinar Call4Women: Perché sembra così difficile per una donna diventare imprenditrice? Nell’ambito della call lanciata da Endeavor Italia (qui sponsorizzata da Fondazione Sviluppo e Crescita CRT) e B Heroes, quattro professioniste in ruoli diversi ruoli cercano di rispondere a questa complessa domanda.
Questa volta abbiamo avuto con noi Daria Bernardoni, Chief Content Officer di Freeda, la media company che si rivolge alle donne del nuovo millennio.
Bernardoni è la prima professionista tra quelle intervenute ai nostri webinar a ricoprire un ruolo editoriale e ci ha parlato della sua esperienza presso la startup fin dagli inizi.
“Io non ho mai nutrito ambizioni imprenditoriali, ma l’imprenditoria è anche prendere dei rischi e io li ho presi quando ho lasciato il mio posto in Microsoft per seguire Andrea Scotti Calderini e Gianluigi Casole nel progetto di Freeda” racconta Bernardoni. “Non è stato facile, perché quando si parla di aziende in fase di startup si sa cosa si lascia, ma non si sa cosa si trova. Non avrei mai fatto questo passo se tra di noi non ci fosse stata una forte comunione di idee e valori.”
Bernardoni ha quindi seguito i primi passi di una realtà che oggi è tra le più importanti e riconosciute del settore, presente in tre paesi, ed è sicura di una cosa: l’imprenditorialità nasce da un’idea, ma questa deve essere supportata da un’ottica di business che la renda profittevole.
“Andrea e Gianluigi hanno cercato di creare un modello di business che rendesse l’editoria sostenibile. Le nostre abitudini di consumo editoriale sono cambiate radicalmente e rapidamente, e i cambiamenti non sono mai facili. Freeda ha cercato modo per creare un ecosistema sostenibile, dove gli utenti siano al primo posto e clienti e partner contribuiscano alla salute del modello.”
Freeda è un brand immediatamente riconoscibile, ma per ottenerlo è stato necessario procedere per tentativi ed errori, ascoltando l’utenza e imparando dagli errori. Sono emersi in particolare alcuni consigli per costruire con successo il proprio brand:
Bernardoni, laureata in filosofia, è particolarmente appassionata dei temi sociali che trovano in Freeda una delle possibili incarnazioni, e si esprime con sensibilità e intelligenza sulla questione di genere nel mondo del lavoro.
“Essere imprenditori è difficile. Ci vuole coraggio, ottimismo, iniziativa, capacità di essere credibili e affidabili, di fare network… e per le donne è ancora più complicato. Ho capito leggendo Lean In di Sheryl Sendberg quanto, a livello statistico, sia difficile per una donna accedere alle stesse opportunità di un uomo. La consapevolezza, per me, non è arrivata subendo in prima persona delle limitazioni, ma allargando lo sguardo.”
Poi, prosegue: “Per esempio, io sono sempre stata contraria alle Quote Rosa, perché credevo – e credo ancora – che non dovesse essere il genere a guidare le scelte. Ma oggi so che si tratta di una visione che non fa i conti con la storia e col suo peso: se storicamente le donne sono state considerate inferiori e allontanate da certe carriere, è necessario riequilibrare i pesi. Per avere un impatto reale bisogna ‘sporcarsi le mani’ e affrontare questioni concrete, reali. Per questo credo sia ancora importante parlare di genere, nonostante sogni un futuro in cui il modo in cui scelgo di identificarmi non impatti sui miei diritti e le mie opportunità.”
A chi fa notare l’apparente contraddizione che i founder di Freeda siano uomini, Bernardoni risponde con grande tranquillità:
“Io non credo che una proposta culturale che va a stimolare una parità di genere debba ergere muri. Il 75% dell’executive di Freeda è donna: finance, HR, country manager… ma l’importante non è questo, bensì quanto creare una cultura aziendale basata sull’equità. Abbiamo ancora una lunga strada davanti, non ci sentiamo arrivati, ma sono orgogliosa del nostro team.”
Riguardo al modello di business, invece, afferma con grande lucidità:
“Sono orgogliosa del fatto che Freeda dia lavoro a più di duecento persone in tre paesi. La crisi ci fa capire quanto è privilegiato il punto di vista di chi può permettersi di non pensare ai soldi. In Italia c’è questa antica convinzione chi fa cultura debba disprezzare il guadagno, e chi invece guadagna debba essere impermeabile alla cultura. Non deve essere per forza così. Io sono fiera di fare parte di una realtà che mostra un’alternativa.”
Secondo Bernardoni, le donne sono un motore fondamentale del cambiamento, perché attraverso le loro lotte e rivendicazioni hanno aperto la strada a molte comunità emarginate per fare lo stesso. Per questo è importante raccontare sempre più storie di donne.
“L’imprenditoria femminile è ricca di potenziale, ma non è ancora esplosa. Per questo bisogna agire sull’immaginario. Tu, giovane studentessa del liceo, sognerai di diventare imprenditrice se sarai cresciuta in una società in cui il modello di imprenditoria femminile è possibile.”
Ci rivediamo martedì 5 maggio alle 18:30 con Lorenza Morandini di Angels 4 Women. Registratevi gratuitamente qui.